La legalizzazione non causa un aumento di psicosi: gli studi

Visti gli innumerevoli benefici della legalizzazione, sempre più Stati si apprestano a muoversi in questa direzione, con leggi meno severe volte a migliorare le condizioni sia del singolo che del collettivo.

Nonostante ciò, non mancano le accuse proibizioniste che affermano che la cannabis possa causare psicosi. Una tesi senza prove scientifiche definitive, che però fa preoccupare per gli ipotetici danni sulla salute mentale delle persone conseguentemente ad una regolamentazione.

Di seguito analizziamo due studi scientifici, condotti rispettivamente in Canada e negli Stati Usa dove la cannabis è legale, che specificano apertamente che la legalizzazione non è associata a un aumento di psicosi.

Le psicosi non sono legate alla legalizzazione della cannabis

"La legalizzazione della cannabis in molte giurisdizioni ha sollevato preoccupazioni sul fatto che tale legislazione potrebbe aumentare il peso delle malattie psicotiche", così inizia lo studio canadese pubblicato sul Canadian Journal of Psychiatry.

Per valutare le associazioni tra la legalizzazione della cannabis in Canada, avvenuta nel 2018, e i casi di psicosi, i ricercatori hanno analizzato i registri del dipartimento d'emergenza dell'Alberta e dell'Ontario dal 1 aprile 2015 al 31 dicembre 2019.

Ad analisi conclusa, i ricercatori hanno dichiarato che "l'attuazione del quadro di legalizzazione della cannabis in Canada non è stata associata a prove di cambiamenti significativi nelle presentazioni di psicosi indotta da cannabis o schizofrenia".

Usa: la legalizzazione della cannabis non è associata all'aumento di psicosi

Uno studio pubblicato sul JAMA Network Open ha specificato che non ci sarebbe alcun legame tra le legalizzazioni della cannabis ad uso sia medico che ricreativo negli Usa e l’aumento di disturbi psicotici.

I ricercatori dell’Università di Filadelfia, della Stanford University e del Veterans Affairs Palo Alto Health Care System hanno analizzato l’Optum Clinformatics Data Mart Database, un database contenente i reclami commerciali e Medicare Advantage composto da oltre 63 milioni di individui unici seguiti dal 1° gennaio 2003 al 31 dicembre 2017.

Gli autori dello studio hanno unito il numero di diagnosi correlate a psicosi, gli antipsicotici prescritti e gli iscritti per ogni mese di follow-up ai dati concernenti le politiche statali sulla cannabis, i dati demografici, economici e sociali dello Stato.

In particolare, nel periodo di ricerca sono stati evidenziate oltre 7 milioni di diagnosi legate alla psicosi e più di 20 milioni di prescrizioni di farmaci antipsicotici. Parallelamente, sono 29 gli Stati in cui sono state approvate delle riforme sulla cannabis per uso medico o ricreativo.

"In questo studio di coorte retrospettivo sui dati commerciali e sui reclami Medicare Advantage, le politiche statali sulla cannabis medica e ricreativa non sono state associate a un aumento statisticamente significativo dei tassi di esiti di salute correlati alla psicosi", concludono gli studiosi.

Anche se nelle analisi secondaria i ricercatori hanno riscontrato che i tassi di diagnosi correlate alla psicosi sono leggermente aumentati tra gli uomini negli Stati che consentono l’uso di cannabis per adulti rispetto a quelli che non lo consentono, hanno dichiarato che:

“I risultati dei modelli completamente aggiustati hanno mostrato che, rispetto a nessuna politica di legalizzazione, gli Stati con politiche di legalizzazione non hanno registrato un aumento statisticamente significativo dei tassi di diagnosi correlate alla psicosi”, concludono gli autori.

L'efficacia del CBD per trattare le psicosi

Mentre per la cannabis con THC sono necessari ulteriori studi che chiariscono definitivamente la situazione, è ormai noto che la cannabis ad alto CBD invece possa trattare efficacemente le psicosi.

Nel 2014 infatti uno studio pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology indagò sulle proprietà del CBD come antipsicotico. Gli scienziati conclusero che: "Il composto può avere proprietà antipsicotiche", ma con dei vantaggi rispetto ai farmaci tradizionali, tra cui l'assenza di effetti collaterali evidenti.

Stessa conclusione a cui arrivarono nel 2017 alcuni ricercatori del King’s College di Londra: ossia che il cannabidiolo vanta buone capacità antipsicotiche senza però apportare gli effetti collaterali dei farmaci convenzionali, di cui il CBD ne è privo.

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